Mi piacerebbe parlarne

  1. Questo sono io " poesie di Aurelio Albanese "
    Io, ero lo zoppo !

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    salotto letterario
    By toroinscorpione il 17 Nov. 2012
     
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    Io, ero zoppo !



    Ricordo ancora
    quei pochi bei
    momenti d’allegria
    dove c’era si! vera
    fame, ma pure
    quella voglia sincera
    d’amore
    con un po’ di pazzia.
    Ricordo ancora
    il sorriso gioioso
    di mio padre
    i suoi occhi chiari
    e i baffetti
    e le grasse risate
    di mia madre e gli zii
    davanti alla fiaschetta
    del vino, del buon
    formaggio e salame,
    le olive e le bruschette,
    e le pietre del fiume
    e il fiume
    quand’era ancora pulito.
    Ricordo la zia Maria
    e le sue farcite focacce,
    i miei fratelli,
    e le facce gioiose di tutti,
    ma non ricordo la mia.
    Ma ciò
    che più di tutto ricordo;
    son sempre le tante botte
    e gli insulti umilianti
    che ho sempre preso
    solo io,
    perché ero diverso da loro,
    io, ero zoppo !.





    Di Aurelio Albanese



    È Dio che è



    È Dio che è
    anche in un bacio,
    in un profumo semplice,
    in un raggio di luce
    capace di strabiliare
    o quel profumo
    che ti sazia il cuore.
    È Dio che è,
    la semplicità
    e beltà d’un fiore,
    i dolci occhi
    fragili d’un bambino
    o l’amoroso amore
    del sole che sorge.
    È Dio che è
    felicità, la valle,
    il monte, il prato,
    il vento e il fuoco,
    il mare e il cielo
    e ogni altra bellezza
    dell’infinito creato.
    Dio è la mano,
    che mi sorregge se cado
    nel mio cammino
    e la voce che sussurra
    al mio orecchio,
    che consola ogni dolore
    e conquista tutto.
    È Dio che è il cuore
    che mi batte in petto,
    perché è, ogni respiro,
    ogni meravigliosa
    meraviglia, è Lui solo
    il calore e il freddo,
    e il sapore vero
    di ogni sentimento mio
    che ogn’ora ancora
    mi fa come pazzo
    innamorare della vita.






    di Aurelio Albanese




    In dolci sospiri



    E frugare con la lingua
    e ogn’altro senso
    tra i sapori della vita
    riconoscendone l’odore
    e di quel piacere
    sottile, ogni più tenue
    sfumatura.
    E sfiorare con le dita
    le nuvole e tutto
    il colore del cielo,
    godendo appieno
    dell’amoroso amore
    di chi ti ama davvero.
    E sorridere
    con occhi puri
    e saziato di gioia
    gridare e piangere
    di lacrime vere,
    e dure parole
    che feriscono dentro.
    E innamorato,
    ogni istante, come impazzito
    arrendersi a te;
    ai tuoi baci ardenti
    e sinceri
    e in quei dolci sospiri
    che costringono il cuore
    con lacci,
    in dolci catene d’amore.
    E guardare alla notte
    con meno paura,
    aspettando più sereno
    di cadere al suolo pur’io,
    come foglia che muore.





    di Aurelio Albanese



    Non sapevi forse


    “Solo se perderò
    l’equilibrio dell’amore
    ritroverò l’equilibrio”
    ci dicevamo spesso…
    ma cosa di me
    hai veramente amato,
    cosa guardavi di fuori
    in amorosa fiamma
    che poi il tempo
    ha cambiato in noi
    fino al disgusto.
    Perché hai
    accettato i dolci baci,
    tutte le carezze
    e sussurrato innamorate
    frasi peccaminose,
    se già i tuoi occhi,
    non avevano rispetto
    di ciò che ero,
    d’ogni mio difetto
    e del mio amor
    per te sincero.
    Non sapevi forse,
    tu pure ,
    che dopo un solo attimo
    avremmo perso tutto
    della bellezza.
    Non sapevi
    che anche il fiore
    più bello e profumato
    appassisce e muore
    o che il giorno
    più dolce e caldo
    è nel tramonto
    che poi spegne
    la sua fulgente luce
    e cede e s’arrende
    sulle dolci onde del mare.
    Cos’è che a entrambi
    ha cambiato il cuore
    e non ci lascia ancora dire
    che la vita è amoroso
    amore e non mi stanca..




    di Aurelio Albanese



    Privo di virgole e punti
    “ l’Anacoluto ”


    Non capisco perché
    ogni volta
    che sollecitato dal cuore,
    ti chiedo insicuro
    un parere sincero
    su come io scriva,
    ho come il sentore
    d’essere ai tuoi occhi
    considerato solo;
    un Anacoluto
    più o meno mediocre
    poeta inferiore,
    privo di virgole e punti
    e d’argomenti saccenti,
    popolano e grezzo
    e che parla d’amore
    o dei suoi sentimenti
    più importanti,
    come un immaturo
    innamorato della vita,
    bello da sentire,
    ma che ha ancora
    tanto da imparare
    per raggiungere quelle rime
    sempre verdi
    che trapassano amorose
    il petto di tutti.
    E neppure il perché
    io da te m’aspetti
    quel rispetto che apprezzi
    e riconosca
    il mio amar sincero
    che parla si di se,
    ma pure di tutto quel dolore
    che è attorno
    e dentro a me è vivo.
    Che forse non è il mio
    un pari amore
    che muove anch’esso il sole
    e tutte l’altri stelle….





    di Aurelio Albanese



    Siam fragili figli



    Siamo fragili figli,
    foglie staccate dal ramo,
    da braccia amorose Divine
    che marciscono al suolo
    nel rimpianto
    d’un profumo gioioso
    di giorni di luce.
    Siamo fragili occhi
    attaccati alle cose di qua
    che chiedono pietà
    quando scende la notte
    e tremanti
    si attaccano al seno
    supplicando perdono,
    per aver chiuso il cuore
    in catene nel petto,
    rendendolo duro
    e incapace d’un amore
    più grande e sincero.
    Siamo mani feroci,
    incapaci di carità
    e di dare sollievo al dolore
    e labbra che bestemmiano
    il creatore di ogni bellezza.
    Siam olfatto
    mai sazio e geloso di tutto
    dolci come Arpe,
    flauti e violini,
    tempio violato,
    e foreste corrotte
    da simboli confusi.
    Siamo sensi,
    siamo ambra e muschio,
    colori e vita ricca
    di meravigliosa meraviglia,
    fragili non meno di foglie
    che cadono al suolo
    ma a volte
    capaci di magica luce.





    di Aurelio Albanese




    Già di là


    Nel marmo una foto
    ricorda chi eri
    a chi distratto ti sfiora
    e poche frasi amorose
    a ricordo e rimpianto
    del tuo amare perduto
    sono un flato di voce
    nel silenzio assoluto.
    Ma nel cuore
    di chi ti ha amato
    davvero sei ancora
    quel vivo dolore
    che rimane perfetto
    nel petto e a tutto
    da senso e valore.
    Già di là
    tu sorridi con mamma
    e già stringi
    di papà la sua mano,
    già vi vedo
    dove nulla è corrotto
    con il volto sereno.
    Io ti bacio
    fratello mio amato
    e al cuore ti stringo
    in lacrime dolci
    che non trattengo
    e rimango in silenzio
    in preghiera
    per qualche minuto
    in un saluto
    d’amore perfetto.



    di Aurelio Albanese



    Quell’amore cristiano suo
    “ Don Carlo Gnocchi”



    Quei gioiosi bambini
    dai pantaloni strappati,
    dalle gambe
    e le braccia offese,
    dai sorrisi generosi
    e gli occhi
    sempre pieni di lacrime
    per quei genitori,
    fratelli e sorelle lasciati
    a casa con dolore.
    Quei bambini di Don Carlo,
    mutilatini e polio
    e ogn’altro amato
    figlio più sfortunato
    umiliato dalla vita.
    Carissimi ci chiamava,
    ad ogni sua carezza
    bacio o parola
    che sempre incoraggiava
    tutti a fare meglio
    e, a non lasciarci vincere
    dalla sofferenza,
    dalla prepotenza e arroganza,
    di chi non ha amore.
    Quell’amore cristiano suo
    perfetto
    che ha saputo guardare
    dentro il dolore
    d’ogni bambino
    e abbracciarlo e stringerlo
    forte al petto.
    E ancora da lassù,
    con amoroso amore
    su tutti veglia
    e ancora a tutti insegna
    che la vera vita è
    saper guardare oltre..




    di Aurelio Albanese




    Io ! scriverò di noi



    Chi scriverà di te
    che hai a tutti
    chiuso il tuo cuore
    e serrato
    le tue labbra ai baci.
    Chi !
    con rimpianto
    vero e a dispetto
    di tutto scriverà
    dolci frasi
    d’amoroso amore
    con ricordi capaci
    di raccontare
    con gioia d’averti
    avuto accanto.
    Chi tratterrà geloso,
    dentro,
    quell’amoroso pieno
    che sazia e costringe
    al pianto,
    ogni lettore e amante
    per quella bellezza
    che di qua e di là
    ha vinto.
    Non è l’amore forse
    il solo umano segno
    ancora degno
    di rimanere vivo
    oltre la morte..?
    non è forse l’amore
    che a imperituro scrive
    d’una più lunga notte
    nel firmamento
    pieno di stelle la parola
    vita…?
    Io ! scriverò di noi
    e mostrerò d’aver per te
    perdono…





    di Aurelio Albanese



    Fu Dio



    Sotto le stelle
    pago, riposa l’uomo,
    bello e vigoroso
    come un Adamo.
    Riposa saziato
    d’ogni dolce profumo
    più antico
    e con il volto, rivolto
    in quel vivace colore
    dell’intero creato.
    Nei suoi occhi
    ha la gioiosa luce,
    di chi nel cuore sa,
    con certezza
    d’essere amato
    come un figlio speciale,
    e per cui riposa
    in un sorriso
    amoroso aggraziato,
    come un perfetto
    disegno, lì, disteso
    su d’un morbido
    letto fiorito.
    E fu Dio che lo pose
    così rifinito,
    sotto la volta del cielo
    e lo rese sovrano,
    affinché fosse felice
    e pieno di quella pace,
    sacrario d’ogni pensiero
    e carico albero
    ricco di frutti.
    Fu Dio che per lui
    mutò i suoni del vento
    e separò la terra dal mare,
    il buio in luce
    e che lo amò così tanto
    da perdonare di lui
    tutte le offese.




    di Aurelio Albanese



    Novembre è sull’uscio


    È così
    che stamane mi sento,
    come avvolto
    da un refolo di vento
    che mi punge il volto,
    le narici e che
    con un brivido freddo
    m’entra fin dentro
    a tutta quella voglia
    che avevo di gioia,
    ma che come il sole
    oggi è coperta da nuvole.
    Stranamente
    è uggiosa la bruma
    che nasconde Torino,
    fredda non meno
    della foglia che al suolo
    marcita odora di brina
    e che frena il desiderio
    di abbracci amorosi
    e di toglier
    da addosso lo sporco.
    Ed è per quel grigio
    di Novembre che avanza
    e che oramai è sull’uscio
    e già cambia finanche la luce
    che frizzante discende
    dai monti imbiancati
    e già cambia il ritmo di vita
    e degli innamorati
    quei loro occhi che morsi
    dal freddo ridendo
    soffiano dentro la tazza
    di cioccolato che fumante
    profuma e sazia di loro
    sia cuor che palato.
    Ed è per quel desiderio
    di ritrovare la gioia
    e raggiungerti
    ovunque tu sia come freccia
    scagliata nel cielo
    nell’aria aprirò le mie braccia
    aspettando che il vento
    diradi la bruma e ancora
    mi scaldi e ancora
    mi porti un tuo bacio.





    di Aurelio Albanese



    La bruma d’Autunno



    Tiepido il sole
    oggi s’affaccia dai monti
    e fa capolino
    sui campi e sui tetti
    e scioglie la brina
    e scalda amorosa
    i tristi
    rami già spogli.
    E un venticello
    tiepido, già
    di primo mattino
    in un danzare di foglie
    spazza via la bruma,
    che giù a valle
    nascondeva tutta
    la mia bella Torino.
    Nei campi
    un po’ più lontani,
    al pascolo, strappano
    gli ultimi fili d’erba
    il cavallo, la pecora,
    il bue e l’asinello
    e le galline pigolano
    tra le arate zolle
    e tutto profuma nell’aia
    e a riva del ruscello.
    L’Autunno oggi
    colora le nuvole di rosa
    e già ci regala
    le prime cime
    delle alpi più alte
    imbiancate
    e quell’aria frizzante
    e pulita che sazia
    e già con la luce scende giù
    dal Monviso.



    di Aurelio Albanese

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    Le crudeli canizie



    Quella vecchia signora
    non prova forse piacere,
    non guarda lei pure
    femminile e amorosa
    ogni cosa con nostalgia
    e vogliosa d'amore ?
    Che forse non soffre,
    o nasconda lei pure
    con malizia, le pettegoli
    rughe profonde,
    le crudeli canizie
    e ridisegna il suo viso
    con abile trucco
    curando i suoi occhi
    e dipingendo le labbra
    d'un rosso vermiglio ?.
    Quella vecchia signora
    che mai ride
    e nasconde pudicamente
    le mani nei guanti
    sempre a modo, severa
    e d'ogni eccesso contraria,
    non se' accorta
    forse della luna, di lei...
    e di non esser diversa
    da quando innamorata
    non sognava
    che dolci baci e carezze
    e di essere stretta
    forte, tra le braccia di lui.
    Quella triste signora
    che ha perso la gioia
    e costringe nel petto
    in un doloroso severo ricordo
    ogni voglia d'amore
    e violenta la vita che ancora
    le sorride e colora
    e profuma ogni cosa di vita.





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    All'alba d'un amore


    Essere trafitto
    ancora e ancora
    e sollevato al cielo
    nel meriggio
    in un'estasi di piacere
    e nello splendore
    irripetibile d'un tramonto
    che è dal cuore tuo saziato,
    all'alba d'un amore
    che vivrà d'amore
    nell'infinito eterno.
    Essere ruscello
    che innamorato canta
    saltellando sulla ghiaia,
    i sassi e le tue labbra,
    tra il brillio
    dei raggi della luna
    che nella notte buia
    svelano il tuo corpo.
    Essere il gioioso giorno
    che si desta
    con il sorgere del sole
    sui tuoi occhi,
    il nocciolo
    che con coraggio
    rompe il guscio duro
    e che fiorisce
    e diventa foglia e ramo
    ricco di foglie
    con radici forti
    avvinghiate nella terra.
    Ed essere respiro,
    sussurro del tuo cuore
    che ti da certezza
    e ti sostiene e ti consola
    nella prova dura,
    mai sazio
    d'ogni sguardo tuo amoroso,
    mai sazio
    d'ogni tua carezza.
    E ancora e ancora
    viverti per sempre
    inscindibile da me
    padrona pure dei miei sogni.




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    Quel grigio cielo


    I soliti muri bianchi
    del corso, illuminati
    da un sole mattiniero,
    ma indeciso,
    che brilla e fuma
    sulla gelata panchina
    e l'asfalto.
    La solita gente, che è
    come sempre di fretta
    e costretta
    nei loro giubbotti
    distratta da tutto.
    Le solite finestre
    serrate o appannate
    dall'acqua che bolle
    e i camini fumanti
    sui tetti
    e quel grigio cielo
    che nasconde Torino.
    I soliti occhi abbassati
    e nascosti di tutti
    e quei mille profumi
    di bagna cauda,
    polenta e salcicce,
    di cioccolata fumante,
    castagne e pagnotte
    di pane fragrante.
    E i festoni Natalizi
    che anche quest'anno
    illuminano gioiosi le case,
    i davanzali, le strade
    e le solite vetrine adornate
    di ricche pellicce ,
    gioielli, giocattoli
    e gustosi dolcetti
    per i soliti ricchi
    o quella parte del mondo
    che può permettersi
    di festeggiare il Redentore
    che nasce e muore
    per amore dell'uomo,
    ma che solo dentro le chiese
    si stringe la mano
    in un segno di pace.




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    Tutto è così viaggio



    Tutto è così bello,
    tutto è così viaggio,
    tutto m'accarezza
    ancora e ancora
    mi violenta e pungola.
    E per questa follia
    io sto con il fiato
    sempre sospeso,
    per questa magia
    guardo stupito
    fuori e dentro me
    quell'infinito richiamo,
    che è risveglio amoroso
    in un fermento
    che mi costringe
    in un gioioso pianto,
    in una voglia
    di solidi perché
    e in una fede che
    non sia fiaccata
    dalla povertà e dal dolore.
    Tutto m'insegna
    a ridere del fato,
    liberato dalle più aspre noie
    e tutto, ma proprio tutto
    come un bel gioco
    rappresenta la vita,
    nascondendo qualunque
    emozione e sentimento sotto
    una maschera di cera
    e figlio d'una meravigliosa
    alchimia e vendo
    e compro per me tutto
    e tutto sempre più in alto
    come una freccia spingo
    innamorato
    come l'aquila del cielo.







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    Sul metrò




    Schiacciati
    sul metrò,
    tra il sudore
    e l'odore
    delle borse della spesa,
    gli ingombranti
    passeggini carichi
    di tutto il pianto
    dei bambini
    che rallegrano l'attesa.
    E da ogni cosa
    vederli sempre tutti
    assenti e distanti,
    e catturati
    solo da pensieri
    chiusi e cupi,
    con gli sguardi bassi
    e distratti solo
    da quella maledetta fretta
    che divora tutto.
    Mentre fuori
    la gioiosa luce grida
    e il sole tiepido
    accarezza i monti
    e veloce scende
    come un fiume in piena
    giù sui campi,
    sulle brulle zolle,
    giù sui rami spogli,
    tutti i tetti
    e fin dentro l'amara
    tristezza
    di chi s'è arreso
    e che di dentro e fuori
    poi costringe tutto.






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    Lì, sui visi



    Quanto nuovo colore
    costringe ancora
    oggi i miei occhi
    in una intesa
    di sensazioni intense.
    Quanti amici
    diversi, speciali,
    d'ogni razza
    e idioma, migrano
    ancora curiosi e,
    straordinariamente
    vivi,
    rallegrano l'aria.
    Come una voce
    che chiama,
    la vita ribolle gioiosa
    e profuma su tutto
    e tutto risveglia
    vogliosa di vita
    e tutto amorosa
    mai sazia divora
    d'un amore mai stanco
    di abbracci e di luce.
    E i raggi del sole
    rumorosi irrompono,
    sugli occhi dei fanciulli,
    come quando dai monti
    sorgono mattutini,
    scendono a valle
    e d'improvviso
    li ritrovi lì, sui visi
    nei bus e per strada
    che sorridono al mondo
    tenendosi per mano
    in un richiamo di pace.
    E le passioni terrene
    superbe esplodono
    in altre mille amorose virtù,
    in altro stupore che
    m'investe e trascina.






    di Aurelio Albanese





     
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    E come voi sogno



    Rido schiacciato
    dalla tristezza
    e amo preso nel giogo
    della passione
    guardando il soffitto
    che poi chiamo cielo.
    Il carceriere
    pietoso del mio dolore
    in un conforto religioso
    divertito mi dice
    che più in là,
    oltre il bianco soffitto
    e ogni buio
    ci sono ancora le stelle
    e un infinito ricco
    di meravigliose meraviglie.
    E come voi sogno
    contemplando l'inferma
    gioia inabissarsi
    nell'umana miseria
    e vana ragione
    colma di tormento,
    come voi cerco dentro me,
    quel mondo di cose
    a cui sono veramente legato,
    a cui do merito e valore
    e per cui rido e piango.
    E non meno sento viva
    quella disperazione
    di chi non vuol morire
    o l'incertezza d'essere
    vissuto veramente
    in questo irripetibile miracolo.
    Che spero non siano
    tristi vertigini o capogiri
    e che non sia
    mancanza di scaltrezza la mia,
    o la sola noia e pazzia
    d'un innamorato.





    di Aurelio Albanese



     
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    Mi ha lasciato te




    E stupirmi
    ad ogni risveglio
    per quei tuoi occhi
    che come petali
    amorosi schiudono
    e già sorridono
    al giorno.
    Ed essere sorpreso
    ancora da tutta
    quella dolcezza
    che a volte sfioro
    solo sulle tue labbra
    mentre nel sonno
    sogni di me.
    E mai saziato
    del viso tuo che dorme
    sul cuscino
    ti sussurro che t'amo
    e mai saziato
    di vera bellezza
    ti respiro
    a un centimetro da me
    e t'accarezzo
    incredulo.
    E stupirmi,
    ed esser sorpreso
    ogni mattino
    d'essere innamorato
    ancora d'una vita
    che s'è presa tutto
    e mi ha sconfitto
    e mi ha
    rubato il cielo,
    ma che mi ha lasciato
    te.






    di Aurelio Albanese



     
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    Perché ancora mi chiama


    Chissà
    perché ancora mi chiama
    e mi scuote l'amore,
    e anche quando il dolore
    mi morde, lui mi spinge
    a guardare e toccare curioso.
    Chissà perché quella voce
    insistente bisbiglia
    al mio cuore e lo punge
    facendogli amare
    in un continuo risveglio
    la carezza della luce,
    nella bellezza del giorno.
    E anche nel sonno
    ogni senso e cosa
    in uno stupore innamorato
    appartiene all'amore
    e poi, non è lui che costringe
    in nostalgici sogni
    di teneri rami
    che al cielo protesi
    consolati fremono al sole.
    Non è lui che ha radici
    ben salde alla terra
    e come edera s'avvinghia
    sulle grige pareti
    e come guscio si spezza
    per far posto al germoglio
    che già sposta le pietre
    e buca la zolla del campo
    che poi tutto colora
    di fiori e profumi
    che rallegrano Dio ?.
    L'amore divora
    ogni giorno se stesso
    e come un fresco ruscello
    ristora, travolge
    e trafigge la gioia
    e nulla lui da,
    che lui stesso non voglia.





    di Aurelio Albanese



     
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    Una vita di schiavitù


    Era da molte ore lì,
    con il volto
    pieno di sangue
    e rivolto al suolo,
    nel fango
    e senza più vita
    in quella strada
    buia, privata,
    dov'era stata
    da tutti amata
    per poca moneta.
    Curiosa la folla
    accalcata,
    commenta il peccato,
    di quell'amare
    obbligato da una vita
    di schiavitù,
    dove niente più del dolore
    e della povertà
    fiacca la fede.
    Ancora una volta
    è di tutti
    quel giovane corpo
    clandestino,
    che di dentro e di fuori
    è umiliato e ferito,
    ancora una volta
    non è lei che ha scelto,
    ed è costretta
    in un vizioso mercato
    che si serve di tutti
    e che tutto
    a grossi bocconi divora
    o infetta
    con pregiudizi crudeli.
    Ora, più nulla
    può farle del male,
    neppure l'amore fasullo
    del suo carceriere
    o di chi non l'ha saputa
    aiutare e proteggere,
    quand'era ancora
    un virgulto giovane e bello,
    quand'era in vita.




    di Aurelio Albanese



     
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    Avvolge Torino



    Sulle rive del Po
    è scesa la notte
    e lento il fiume
    trascina silenzioso
    le foglie morte
    e gli arbusti più secchi
    che ha spezzato
    l'inverno.
    E il morso del freddo
    ha ghiacciato
    i lunghi viali
    ormai spogli
    e ha imbiancato
    le panchine di pietra,
    gli eroici fanti
    di bronzo,
    e i Reali a cavallo
    e quei rami
    che cercano il sole
    e che invocano il cielo
    in una richiesta
    amorosa d'amore.
    E la luce dei lampioni
    rimbalza
    in una nebbia leggera
    che avanza
    e che avvolge Torino,
    vivace e adornata
    di colorati allegri festoni
    e luminose vetrine
    che svendono tutto.
    E tutto è già pronto,
    tutto è in attesa
    che nasca e sorga
    come il sole dai monti
    e risvegli la terra
    e la smuova dai solchi
    con nuovi germogli
    di vita.





    di Aurelio Albanese





     
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    Come chi altro non sogna



    E neppure tu
    amore mio ricordi,
    da quanto tempo
    non uscivamo più
    la sera,
    sotto un romantico
    cielo stellato,
    mano nella mano,
    senza una precisa
    meta o destino
    e innamorati ancora.
    Ed è da un infinito
    tempo che,
    non provavo più
    quel desiderio intenso
    di teneri baci,
    che provo e che
    mi riscaldano dentro,
    pieni di gioia
    e quel sapore di voglia
    d'essere amato
    e di gridare
    come impazzito
    o innamorato gatto
    che miagola alla luna.
    Da quanto
    non lasciavo più
    che nel mio cuore
    entrasse amorosa
    la tua luce vitale
    e che la dolcezza
    come rugiada
    mi bagnasse il viso
    o che il primo albore
    mi trovasse stretto
    ancora a te
    tra le tue braccia
    come chi altro non sogna.







    di Aurelio Albanese



     
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    Come già dentro di noi



    Come già dentro di noi
    inaspettati
    nel primo pomeridiano
    all'improvviso
    dei piccoli fiocchi
    di neve lentamente
    ammantano Torino,
    sempre di fretta,
    in affanno, distratta
    e ancora una volta
    sotto un cielo grigio
    che contrasta
    con quel manto bianco
    che ridisegna tutto.
    Rassegnata
    la gente intrappolata
    nei parcheggi
    libera i vetri delle auto
    in sosta e altri già
    puliscono i marciapiedi
    dal ghiaccio
    stretti nei loro cappotti
    mentre sui tetti
    il fumo dei camini
    scalda l'aria e disegna
    amorose labbra
    e il sorriso dei bambini
    intorno al fuoco
    in una primavera
    che per certo ancora verrà.
    Le luminarie spente
    attendono la notte
    anch'esse ricoperte tutte
    dai bianchi fiocchi
    e in attesa che si mostri Dio,
    nei giochi della mente,
    nella culla di una mangiatoia
    o dall'alto dove ho
    volto gioiosi i miei occhi
    più in la delle nuvole
    e delle cime dei monti,
    come neve che scende
    nello stupore del cuore.




    di Aurelio Albanese


     
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    Per la sola idea dell'amore



    E per la sola idea
    dell'amore,
    io rido e piango
    e alla sola promessa
    della dolcezza
    delle sue labbra,
    io tremo
    e nel petto grido
    come impazzito di gioia
    e già mi arrendo
    alle sue braccia
    e già mi manca
    tutto di lei
    e anche nel sonno
    i miei sogni son suoi
    e ogn'altro mio istante
    se ha senso
    è solo per lei.
    E per la sola idea
    che lei c'è,
    io ancora al giorno
    sorrido, stringo i denti
    e non mi arrendo
    al dolore e non sento
    il bisogno di altro.
    E se l'idea
    del cielo e del dopo,
    l'idea , del mondo
    o d'un tramonto
    che giunta la sera,
    romanticamente
    muore sul mare,
    ai miei occhi è bellezza
    e perché io l'amo tanto
    e perché ogni istante
    vissuto con lei
    è stato un magico viaggio,
    una freccia amorosa,
    un profumo d'estate
    che proteggo e difendo
    come il valore davvero
    più grande e geloso
    che ho nel cuore.




    di Aurelio Albanese

     
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